TEMATICA: LE DONNE IN TEMPI DI GUERRA

Il mio nome è Selma. La coraggiosa testimonianza di una combattente della resistenza ebraica
Selma Van de Perre
Mondadori 2021
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Storia vera di una giovane donna ebrea olandese, a partire dal racconto della sua infanzia in una famiglia di modeste condizioni economiche, segnata da alti e bassi legati al lavoro del padre che, in opposizione alla famiglia che lo voleva rabbino, riesce a realizzare il suo sogno di lavorare nello spettacolo.
Periodi di benessere si alternano a momenti di povertà, contrassegnati da continui cambi di case, case belle, case piccole, a volte misere, ma questa altalena economica non compromette il clima di affetto che c’è nella loro famiglia, composta dal padre, spesso in giro per le tournée, dalla madre, da due fratelli maggiori e dalla sorellina minore Clara.
La situazione precipita nel 1940, quando le voci di persecuzioni degli ebrei, a cui pochi davano credito ritenendosi al sicuro in Olanda, con l’invasione da parte di Hitler dei Paesi Bassi diventano realtà. Da quel momento fino alla fine della guerra la vita di tutti loro non sarà più la stessa: la famiglia di Selma si disperde, il padre viene arrestato, portato in un campo di prigionia, e dopo i primi mesi in cui riescono a mantenere sporadici contatti, non ne sapranno più nulla, la madre decide di nascondersi con Clara ad Amsterdam, ma anche loro vengono catturate e deportate ad Auschwitz dove moriranno quasi subito.
Selma riesce a sfuggire all’arresto, ma perde le loro tracce e verrà a sapere della loro morte solo alla fine della guerra, attraverso ricerche che lei stessa avvierà per consultare gli elenchi dei deportati nei campi. I due fratelli maggiori fortunatamente sfuggono alla cattura, uno perché imbarcato su una nave e l’altro perché si trova già in Inghilterra.
Selma, rimasta sola, in questi anni riesce fortunosamente più di una volta a sfuggire alla cattura da parte dei nazisti. Assume un altro nome, cambia in parte il suo aspetto tingendosi di biondo i capelli, ed entra in contatto con persone, ebrei ma non solo, che fanno parte della resistenza, collaborando con loro a livelli vari, facendo la staffetta, consegnando carteggi, falsificando documenti di identità.
Selma è molto intelligente, capace di uscire da situazioni pericolose con molta prontezza e anche, come lei stessa ribadisce, con una buona dose di fortuna. Si nasconde in molte case diverse, a volte da amici, o da parenti, o da semplici conoscenti, mai in un luogo stabile perché i rischi per chi la ospita sono molto alti, queste sono famiglie di povera gente, che nascondono chiunque sia perseguitato dai Nazisti, ebrei, oppositori politici. A volte è lei stessa che sceglie di cambiare nascondiglio, per non esporre chi la ospita al rischio di fare la stessa fine, come succederà purtroppo a molti dei suoi stessi amici.
Il racconto, molto dettagliato, offre un quadro interessante e forse poco conosciuto di come agiva la Resistenza nei Paesi europei occupati da Hitler, dove la vita è durissima per tutti, per le distruzioni, la mancanza di cibo, i bombardamenti.
Nel 1944 anche lei viene catturata: grazie ai suoi capelli biondi, agli occhi chiari, ai documenti falsi che presenta, non viene identificata come ebrea, quindi non viene deportata in un campo di sterminio. E’ rinchiusa in un campo di prigionia insieme ad altre donne, trasferita negli ultimi mesi di guerra a Ravensbruck, unico campo costruito in Germania. Sopravvive alla durissima vita nel campo fatta di lavoro, stenti, malattie, finalmente arriva la liberazione ma lei si ritrova completamente sola, e anche il ritorno ad Amsterdam ormai liberata non le consente di tornare in una famiglia che ormai non esiste più. Ha saputo che anche molti membri della sua famiglia allargata, cugini, zii, sono morti, solo una zia è sopravvissuta e a distanza di tempo, anche qui in modo casuale, la ritroverà.
Quando dichiara alle autorità la sua vera identità ebraica, viene inserita in un elenco ufficiale di deportati, attraverso cui i fratelli in Inghilterra la individuano e la ritrovano. Devono passare ancora molti mesi, prima in Svezia, dove viene inserita nei programmi di assistenza organizzati per i sopravvissuti, perché possa riuscire ad arrivare in Inghilterra, ma anche qui l’inserimento non è semplice.
Oltre al dolore per la perdita di quasi tutta la sua famiglia, patisce un forte senso di sradicamento: ormai però è una donna, molto determinata, e attraverso periodi di tristezza e depressione, con l’aiuto di alcune amiche, il lavoro, inizia un cammino di ripresa di una vita serena e realizzata.
Selma ha una vita molto lunga, anche a distanza di anni dal periodo della Guerra riesce a incontrare di nuovo vecchi amici, persone con cui ha condiviso l’esperienza della Resistenza. All’inizio nessuno di loro vuole raccontare, solo dopo molto tempo scopriranno il valore liberatorio della condivisione delle loro vicissitudini, attraverso la parola, o la scrittura.
E’ un libro molto interessante perché offre una visione degli ebrei non solo come vittime indifese, ma anche come persone che hanno cercato di resistere, in varie forme, con l’aiuto di altri cittadini: non una resistenza armata come in Italia, piuttosto una resistenza civile, estesa ad altri paesi europei, in Francia, nei Paesi nordici. La vicenda di Anna Frank, contrariamente a quanto si può pensare, non fu affatto un caso isolato, attraverso i movimenti di resistenza in quella parte di Europa già occupata dai Nazisti, si salvarono molte vite innocenti.